San Crispino
DOMANDA
Qualcuno si chiederà cosa lega San Crispino con la Sagra del Calzone?
La risposta è subito data:
La festa di San Crispino era l' omaggio dei numerosi calzolai di Acquaviva al loro protettore: una festa modesta che cadeva il 25 ottobre di ogni anno e si limitava ad alcuni giochi in piazza, un giro di ''bassa musica'' per il paese, un fuoco d'artificio.
Ma l'idea lanciata da Peppino Lerario (noto Calzolaio del paese) fu raccolta immediatamente dal Cav. Giuseppe Cirielli e Michele Ruscigno che decisero di reincontrarsi l' indomani per organizzare di nuovo i festeggiamenti in onore del santo protettore dei ''calzolai'' e da quel giorno fu abbinata la sagra del Calzone di Cipolla e ricotta forte
Rimangono vivi tutt'oggi i festeggiamenti in onore di San Crispino con una messa celebrata ogni anno il giorno 25 Ottobre nella Chiesa di San Domenico ad Acquaviva delle Fonti dove è custodito il quadro del Santo.
La Storia di San Crispino e Crispiniano
San Crispino e Crispiniano,
stando a quanto si dice nei racconti agiografici, erano due fratelli di origine
romana appartenenti ad una famiglia aristocratica che, ad un certo punto della
loro vita, si convertirono al cristianesimo e si dedicarono al Signore,
diffondendo il Vangelo. Secondo la tradizione, di giorno predicavano e pregavano Gesù Cristo, mentre di notte lavoravano come calzolai.
Da Roma si trasferirono in Gallia, per diffondere la fede cristiana e
stabilirono la loro dimora a Soissons, dove, sempre stando ai racconti
agiografici, fecero tanti proseliti ed ottennero molte conversioni. Quando ormai
l'impero romano stava crollando ed i contadini fuggivano all'incalzare delle
orde di Attila, San Crispino e San Crispiniano, una notte di Natale, tremanti di
freddo e di fame, bussarono alla porta di una misera casupola di Crespy en
Valois. Comparve una donna in lacrime. Con voce rotta dai singhiozzi, narrò che
pochi giorni prima, suo marito era stato ucciso dai Vandali. Ora le rimaneva
solo un bambino di due anni che piangeva in una culla. I due santi, commossi,
andarono ad abbattere un albero nel bosco vicino e intagliarono due rozzi sandaletti che posarono davanti al focolare spento. Poi si inginocchiarono in
preghiera. Ed ecco che miracolosamente i trucioli che avevano gettato nel camino
si misero a danzare e a brillare. Non erano più trucioli di legno, ma pepite
d'oro. E così Crispino e Crispiniano furono proclamati patroni dei calzolai.
Dopo alcuni anni di soggiorno in Francia, nel 287, furono scoperti e condotti
davanti al Prefetto del Pretorio, Rictius-Varus. Furono sottoposti a torture ma
poiché le sopportarono con molta fermezza e non rinunciarono alla fede
cristiana, furono condannati a morte e decapitati. Nel Medioevo il loro culto
divenne assai popolare tant'è vero che fiorirono numerosi racconti sulla loro
vita. Secondo una tradizione inglese vissero per un certo periodo a Faversham,
nel Kent, mentre, stando invece ad una Passio dell'VIII secolo, furono sepolti
nella Basilica dei SS. Giovanni e Paolo sul Celio, a Roma.
In alcune località si distingue fra Crispino, protettore dei calzolai e
Crispiniano, dei ciabattini. Sovente, per estensione, proteggono tutti i
lavoratori del cuoio, sellai, guantai, conciatori. Nell'iconografia popolare si
tende a raffigurare Crispino con le fattezze di un giovane e Crispiniano con
quelle di un uomo attempato. La raffigurazione più comune li presenta intenti al
lavoro.
Si può trovare anche l'iconografia di San Crispino divisa da quella di
Crispiniano. Una tradizione veneta, ad esempio, non menziona San Crispiniano
mentre lega la figura di Crispino al vino ed ai bevitori di vino, ed inoltre si
storpia il nome in Graspin facendolo diventare il patrono degli ubriachi.
In onore di San Crispino e Crispiniano, furono commissionate in tutte le
principali nazioni europee numerose pale d'altare, soprattutto fra il XVI ed il
XVII secolo, e furono eretti anche diversi edifici sacri in loro onore.
Anche a Torino, nel XVI secolo, venne commissionata allo Spanzotti una pala
dedicata ai due santi da collocare nel Duomo della città, nella cappella dei
calzolai dove si trova tuttora. Nel dipinto sono raffigurati, fra l'altro, gli
episodi salienti della vita dei due martiri.
Venendo meno l'associazione dei mestieri, che promuoveva il culto del proprio
patrono, la devozione assunse forme strettamente private, perdendo le valenze
pubbliche.
Maria Stamegna